LECTIO DIVINA III DI QUARESIMA - PARROCCHIATRASFIGURAZIONE

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LECTIO DIVINA III DI QUARESIMA

SPAZIO ALLA PAROLA

LECTIO DIVINA III DOMENICA DI QUARESIMA    Mt. 4,5-42


Contesto: Gesù si trova nella Giudea dove i suoi discepoli hanno iniziato a fare quello che fa Giovanni il Battista: battezzano e fanno discepoli o simpatizzanti di Gesù. Questa attività viene rivolta a Gesù come accusa e concorrenza nei confronti del Battista. Questo determina la decisione di Gesù di lasciare la Giudea e di ritornare nella sua regione, la Galilea.
Le strade da percorrere sono due: la prima è quella che percorre il Giordano per arrivare in Galilea; la seconda è quella che deve attraversare la Samaria per arrivare in Galilela. Questa è la strada che porta ad incontrrare i samaritani che sono ritenuti "eretici" scismatici dalla religione dei padri..
I Samaritani sono discendenti di quanti erano rimasti nella regione al tempo della deportazione degli Israeliti nell’Assiria, nel VIII secolo a.C. e nel frattempo si erano fusi, unendosi in matrimonio, durante i secoli successivi, con le popolazioni pagane deporate in Israele. Al ritrono della deportazione di Israele in Babilonia, i samaritani, furono esclusi dalla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e costruirono il loro tempio sul monte Garazim.
Gesù decide di percorrere la strada che passa per la Samaria. Nel suo  itinerario arriva al pozzo di Giacobbe vicino alla citta di Sicar. I suoi discepoli erano andati in città a far prvvista di cibo.
Qui, a mezzogiorno, arriva una donna che va ad attingere l’acqua. Gesù le rivolge la parola dicendo "Dammi da bere".
E’ molto bello ed interessante approfomdire il ‘genere letterario’ dell’incontro al pozzo.
Genesi 24,12-25: Abramo invia un servo nel suo paese a trovare una sposa per il figlio Isacco  e presso un pozzo incontra Rebecca che sposerà Isacco.
Genesi 29,9-14 :  Giacobbe , figlio di Isacco, incontra presso un pozzo, Rachele che portava il bestiame, ad abbeverarlo, del padre Labano fratello di sua madre Rebecca.
Esodo 2, 15-22 : Mosé nel fuggire dall’Egitto arriva nella terra di Madian e vicino ad un pozzo incontra Zippora con le sorelle che erano andate ad abbeverare le pecore del loro padre Reuel, sacerdote, dalla quale dopo abbe un figlio che chiamò Gherson.
 Quali sono le costanti di queste narrazioni?
Un uomo va in una terra straniera per sfuggire ad un pericolo o per compiere una missione, e presso un pozzo incontra una ragazza. Dopo aver dato prova di sè offre da bere a lei e al suo seguito. Dopo l’incontro la donna corre a casa a raccontare l’accaduto. Lo straniero riceve ospitalità e tutto procede verso il matrimonio.
Il pozzo è simbolo della fertilità e l’attingere l’acqua allude al legame uomo-donna.
Nel brano del Vangelo l’episodio non va verso il matrimonio, ma verso una professione di fede in cui la donna scopre che Gesù è il VERO SPOSO.
Era verso mezzogiorno. Il vangelo ci colloca nell’ora in cui il sole splende di più. Questa non è solo un’indicazione temporale ma indica la qualità di Gesù di entrare a far luce nelle coscienze delle persone  e in modo particolare nella donna samaritana che in quell’ora va ad attingere l’acqua al pozzo. E’ l’ora in cui nessuno si muove a causa della forte calura.
 Gesù le rivolge la parola "Dammi da bere". Sembra la domanda di chi dopo un lungo cammino è arrivato assetato. La donna samaritana mette in risalto che la richiesta fatta parte da un giudeo che non ha rapporto con i smaritani e per di più è un uomo che rivolge la parola ad  una donna.
 Nella risposta di Gesù viene eplicitata l’identità di Gesù "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice ‘dammi da bere’ tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva".
La donna rimane nel linguaggio comune  facendo riferimento ai mezzi che mancano allo sconoscuto e inoltre il pozzo è profondo. E’ incuriosita e sembra fraintendere la dispnibilità del Maestro verso di lei "Da dove prendi quest’acqua viva?"
 La donna rammentando che il pozzo è il luogo degli incontri d’amore, con fare seduttivo, chiede se Gesù si considera alla pari o più grande di Giacobbe, padre delle dodici tribù dìIsraele.
 Gesù aiuta la samaritana a superare il fraintendimento con un dialogo che la conduce ad un incontro autentico con lui. Lo fa suscintando nel suo cuore un sano desiderio.
 "Chi beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io darò non avrà più sete in eterna. E’ un’acqua che zampilla per la vita eterna."
 La donna si lascia coinvolgere e prende consapevolezza della sua sete profonda e capisce che Gesù è un’acqua che può dissetarla. Gesù è entrato nel suo cuore a scardinare la sua sicurezza fatta di appagamento di quanto la vita ordinaria le mette davanti. La donna comincia ad aderire, anche se ancora non comprende, "dammi quest’acqua perché io non abbia più sete"
 Quest’acqua per dissetare deve entrare nella vita reale per cambiare tutto l‘essere. Perciò Gesù rivolge alla samaritana un richiesta imbarazzante "Va’ a chiamare tuo marito" che smaschera la sua situazione affettiva fallimentare. La samaritana ha avuto cinque mariti e convive con un sesto uomo. Sei è il numero dell’imperfezione nella Sacra Scrittura.
 Gesù vuole  porre la donna davanti alla sua sete. Gesù la scuote nell’intimo perché percepisca che le manca uno Sposo in grado di dissetarla. La samaritana è come Israele in tanti momenti della sua storia. Invece di cercare l’acqua da Dio, suo Sposo, si è rivolta agli idoli come un’adultera. Tale il profeta Osea "Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia moglie e io non sono più suo marito"(2,4) "La loro madre si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna. Essa ha detto: "Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua..." (2,7) "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (2,21-22). Gesù si rivela alla samaritana come il vero sposo, l’unico in grado di soddisfare la sua sete.
 La samaritana riconosce  in Gesù un ‘Profeta’ e cambia argomento facendo una domanda che parla di culto. Vuole sapere se è sul monte Garazim o in Gerusalemme che si deve adorare Dio. La donna non va fuori tema perché quell’acqua che zampilla per la vita eterna è una questione di culto.
 Fin ad ora la samaritana ha cercato di colmare la sua sete nel luogo sbagliato; si è rivolta agli idoli, pozzi asciutti e cisterne screpolate che non tengono acqua. Ciascuno infatti ha i propri idoli, la carriera, la bellezza, il successo, il potere, la ricchezza, che sono opere delle mani degli uomini. Gli idoli lusigano e promettono la felicità a buon mercato, tanto da lasciare amarezze e delusioni.
 Gesù dichiara alla donna che l’acqua che zampilla va cercata nell’incontro con il Padre che si adora "in spirito e verità" nel tempio che è il suo corpo. La samaritana si rende conto che il dialogo con lo sconosciuto porta ad aprire il proprio cuore all’attesa del Messia. Gesù le dice che il Messia è proprio Lui che parla con lei.
 All’arrivo dei discepoli, che sono andati in città, la donna lascia l’anfora, simbolo della schiavitù in cui è caduta, e diventa missionaia presso i suoi concittadini  coinvolgendoli nel "venite a vedere uno che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia il Cristo?"
 Osservando il successo della testimonianza della donna, Gesù constata che è giunto il tempo della mietitura: la messe è il popolo samaritano che viene da Gesù.
La samaritana, in questa pagine del vangelo di Giovanni, compie un itinerario di fede attraverso cui giunge progressivamente ad approfondire l’identità di Gesù e a coinvolgere gli altri nel suo cammino di fede. Per essa all’inizio Gesù è soltanto un giudeo, poi uno che può confrontarsi con Giacobbe, quindi un profeta e alla fine è riconosciuto il Cristo e dai samaritani come il Salvatore del mondo.


 
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