LECTIO III DI PASQUA - PARROCCHIATRASFIGURAZIONE

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LECTIO III DI PASQUA

SPAZIO ALLA PAROLA

LECTIO DIVINA III DOMENICA DI PASQUA     Lc. 24,13-35


Il brano del Vangelo, che troviamo solo in Luca, è quello dei due discepoli di Emmaus, un villaggio distante circa 11 Km da Gerusalemme. Luca ci presenta il racconto di due discepoli, che erano insieme con gli altri, il primo giorno della settimana, delusi e amareggiati per la morte di Gesù, abbandonano il gruppo dei discepoli e si mettono in cammino per ritornare nel loro villaggio.
L’evangelista nell’indicare il movimento del "cammino" usa il verbo "poréuomai" che indica il cammino del fedele, includendo anche quello di Gesù stesso. Cammino che porta al compimento della missione per la quale ogni uomo è chiamato. Un cammino che non può comprendere solo momenti di gioia, ma, inevitabilmente, deve affrontare anche momenti di sofferenze, per giungere alla meta della vita vera.
 La narrazione ci presenta due modalità del cammino dei due discepoli, indicata da due verbi: conversare e discutere. Nel linguaggio italiano "conversare" indica uno scambio di idee che possono essere anche contrastanti tra loro. Facendo, invece, riferimento alla lingua che Luca usa, il greco, i verbi ci aprono ad una maggiore e più vasta comprensione.
Conversare (in greco homiléo) ci fa scoprire che stanno parlando non di cose amene, ma di qualcosa che sta a cuore, che merita attenzione, qualcosa che non possono dimenticare.
Discutere (in greco sym zetéo = cercare insieme) Sono a discutere animatamente, l’uno relazionato con l’altro, per trovare una soluzione a tutto quello che è avvenuto. L’evento della passione del Maestro li ha certamente travolti.
I due discepoli sono affascinati da tutto quello che hanno vissuto e vogliono darne un senso perché il loro cuore è pieno di rabbia e di delusione. La via del ritorno a Emmaus è piena di amarezza espressa dalla frase detta da loro allo sconosciuto "Speravamo che fosse lui a liberare Israele"
In questo clima psicologico e spirituale, Gesù in persona, senza essere riconosciuto, si avvicina e si mette in cammino con loro. Il viandante sconosciuto chiede loro "che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?"
Gesù vuole camminare insieme con loro, che stanno lacerando la loro speranza con la rabbia e la delusione. Vuole offrire l’insegnamento che permetterà di fare un progressivo passo avanti in questo lungo e faticoso cammino di fede. Essi non riescono a riconoscerlo perché i loro occhi erano induriti e offuscati da tutta la drammatica passione che hanno vissuto.
La reazione dei due è rimanere "fermi" e mostrano tutta la delusione nel loro volto "triste". L’evangelista ci dà il nome di uno, Cleopa, mentre l’altro rimane nell’anonimato perché è simbolo, rappresentante, di ciascuno di noi.
I due rispondono alla domanda dello sconosciuto in modo sommario raccontando gli avvenimenti accaduti che riguardano Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente con la predicazione ma anche con le opere compiute in mezzo al popolo. Questo Gesù è stato arrestato dai capi dei sacerdoti, che lo hanno consegnato alle autorità per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso, Alcune donne delle nostre sono andate al sepolcro e non l’hanno trovato. Ci hanno sconvolti dicendo di aver avuto anche una visione di angeli i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto.
Gesù replica ai due chiamandoli "Stolti e lenti di cuore" perché potessero credere a tutto quello che i profeti avevano detto di lui. Gesù riprendere ad essere il Maestro presentando loro quanto la Parola di Mosè, dei Profeti e dei Salmi affermano di lui. Inoltre riporta ai due quanto lui stesso aveva detto a tutti i discepoli che il Cristo doveva patire, morire e risuscitare il terzo giorno. I due si lasciano ancora educare nella loro fede senza contraddire lo sconosciuto. Intanto mentre l’insegnamento, lentamente, penetra nel cuore dei due, il cammino comune arriva a destinazione. Lo sconosciuto fa finta di andare oltre, ma i due, affascinati dalla sua parola, lo invitano e restare con loro portando come scusa l’approssimarsi della sera. Gesù non oppone resistenza ed entra a rimanere con loro.
Lo stare con loro in casa si fa esperienza di condivisione nella cena. Messosi a tavola Gesù prende il pane, lo benedice, e dopo averlo spezzato, lo diede loro. Questo gesto, che richiama quello che Gesù ha fatto nell’ultima cena, fa aprire gli occhi dei due discepoli e lo riconoscono, ma Lui scompare dalla loro vista.
I due discepoli sono riempiti da una luce che penetra non solo i loro occhi fisici, ma soprattutto gli occhi spirituali, quelli della fede, che permettono di andare oltre il sensibile. Gesù, nella sua gloria, non è più come era al tempo della vita terrena. Il suo aspetto è "altro" come avvenne per il suo vestito durante la trasfigurazione.
Comincia ora, tra i due discepoli, un nuovo discorrere che mette in risalto quello che avvertivano nel loro cuore durante il cammino. "Non ci ardeva il cuore nel petto mentre egli conversava con noi lungo la via quando ci spiegava le Scritture?
E’ bello constatare che Luca per descrivere quest’apertura degli occhi e l’apertura del cuore e della mente alle Scritture valorizza lo stesso verbo (greco: dianòigo = aprire, mettere in comunicazione, spiegare, interpretare). Qui si esaltano le due azioni: l’una, che cerca di far conoscere con l’azione attiva, persuasiva, penetrante di Gesù, capace sempre di stupire; l’altra, passiva dei discepoli, che apre se stesso e rende disponibile ad accogliere e a meravigliarsi davanti al mistero di Dio.
Dopo l’incontro con il Risorto tutto diventa comprensibile perché gli occhi potranno finalmente leggere la Parola di Dio e penetrarla per farla arrivare al cuore ed accogliere il mistero di Gesù, Figlio di Dio.
I due discepoli non rimangono estasiati e rapiti dalla visione, ma si alzano da quella tavola, perché quello che hanno visto li ha fatti risorgere a nuova vita. D’ora in poi nulla sarà come prima. Alzarsi (greco = anistemi, verbo del risorgere di Cristo). Solo chi sa alzarsi può guardare al futuro con la speranza che non delude.
Il loro alzarsi è riprendere il cammino per tornare, cambiati, a Gerusalemme. Il verbo usato qui è quello che indica la conversione, cioè ritornare a Dio. L’incontro con il Risorto offre la possibilità, non solo ai due, ma ad ogni uomo che si lascia introdurre alla Parola di cambiare definitivamente la sua vita e la sua mentalità.
Non pensare secondo il proprio modo di vedere ma porsi nella ricerca e scoperta del pensiero di Dio. Questo deve avvenire nell’interpretare i nostri avvenimenti, ma soprattutto gli avvenimenti della storia,  se il criterio di valutazione è quello della Parola.
Il cammino dei due li riporta nella comunità dei discepoli dove annunciano quanto hanno sperimentato lungo la strada e come l’hanno riconosciuto nello spezzare il pane.
Ogni cammino di fede, certo o incerto, parte dalla Comunità dove si celebra il Cristo Risorto e si diffonde per le strade infinite del mondo e da ogni parte si ritorna alla Comunità per condividere lo spezzare il pane con i fratelli.


 
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